Pingram, la storia.





Qualche mese fa ho realizzato pingram, una web app che adotta un’ interfaccia simile a pinterest per gestire e visualizzare le foto di instagram. L’idea della realizzazione è arrivata in una mattina di sabato e preso dalla voglia di terminarla, per la domenica era già terminata ed online.

Dopo una settimana in cui non ho avuto riscontri, improvvisamente l’app viene utilizzata.
Centinaia di tweet, articoli da tutti blogger del mondo : Italia, Germania, Francia, russi, cinesi, giapponesi, ecc.. fanno si che in pochi giorni la notizia arriva anche all’attenzione delle riviste del settore più importanti, che mi contattano per un’ intervista.

Prima thenextweb, poi venturebeat, poi mashable e a catena gli altri.
In Italia solo la stampa.it, ritaglia la notizia nel blog del gentilissimo Federico Guerrini.

E’ stata una settimana frenetica e molto bella, gli accessi erano molto alti e nonostante sia partito con un progetto senza un’analisi, ma solo spinto dalla voglia di programmare, non vi erano grossi errori ed il server reggeva.
Intanto mi giungevano interviste da blog e testate, commenti e critiche dagli utenti, proposte di collaborazioni da colleghi sparsi nel mondo, proposte di progetti assurdi, nuove richieste di lavoro.

Tutto questo le gestivo la sera perché intanto essendo un professionista dovevo rispettare gli impegni di lavoro e comunque non avevo intenzione di illudermi.
Mi godevo il momento, orgoglioso del piccolo successo e anche dell’invito per parlare a Seattle di pingram.

Intanto sorgevano le piccole paure visto la gran visibilità che avevo ottenuto : il logo ricorda troppo pinterest? E’ giusto permettere agli utenti che non conoscono pingram o pinterest di pinnare le loro foto? ecc. ecc.
Quindi concentrai il mio tempo libero a correggere questi aspetti e perfezionare l’app.

Intanto esce l’iPad 3 e tutte le attenzioni scemano, passano le settimane e per fortuna dopo un calo normale ottengo un flusso costante ed in crescita.
Il lavoro si attenua leggermente e posso ragionare su come implementare nuove funzioni.
In giro c’è l’ottimo followgram di Fabio Lalli, c’è il colosso statigram, il raccomandato gramfeed e tanti altri.

Ed è bello competere portando idee nuove, migliorando tutto il sistema.
Senza nessuna pretesa in fin dei conti sono solo, anche se con l’aiuto di un amico grafico ma troppo impegnato per dedicarci un pò di tempo.
Intanto mi arriva la prima proposta seria di un colloquio a Palo Alto in una start-up, ma che rifiuto perchė ho altri progetti e la voglia di rimanere a Napoli, dopo aver resistito tutti questi anni.

La settimana scorsa, mashable annuncia una nuova news, due programmatori uniscono in un weekend  Pinterest e Instagram in un’app : pinstagram ( ooohhhh n.d.r)

Alcuni amici mi chiamano preoccupati, ma dico che non importa ė normale, è il web!

Poi pero l’altro ieri su wired.com, l’articolo in cui parla di questi due ragazzi della Silicon Valley che hanno avuto un idea geniale! Colmando finalmente un gap tra le due piattaforme… Con tanto di intervista al fondatore che racconta della sua idea originale fatta in un weekend con un amico .

Qui mi girano…

Sarete bravi, forse potreste aver fatto anche un buon lavoro, ma non siete nè geniali nè originali, mi spiace.

Il fondatore quello che parlava della sua idea geniale è uno dei primi utenti di pingram ed il nome pinstagram è stato suggerito in un commento nell’articolo di thenextweb che ovviamente parlava di un programmatore napoletano che univa con un mashup due piattaforme del momento pinterest e instagram.

Geniali..
Originali..

Ma da fastidio che il web italiano ’traducendo’ l’articolo di wired.com propaga la loro app senza un riferimento nè un commento a pingram.

Perché non dimostrare che siamo noi italiani i primi in qualocosa? O addirittura i migliori?

Io lo dimostrerò sul ’campo’ rendendo pingram, uno strumento migliore, investendo del tempo sulla grafica e su nuove funzionalità, poi saranno gli utenti a scegliere.

Ma dobbiamo partire alla pari, non rubando un’idea e concentrarsi solo sulla grafica.

Questo sfogo lo devo a chi ha supportato pingram, scrivendo articoli e su Twitter con il tag #supportpingram

Siamo italiani, siamo fieri, siamo originali e siamo geniali!

update: (reazioni dal web)
Pingram, quando il made in Italy non trova spazio sui media nostrani [Intervista Video]
Made in Italy copiato anche sul Web: ecco Pinstagram, clone di Pingram.me
PINTEREST + INSTAGRAM NON FA PINSTAGRAM
Pinstagram #fail, Pingram.me nasce un mese prima
Pingram vs. Pinstagram. Vale più la copia dell’originale?
Furto all’americana?
Quando la Silicon Valley copia l’Italia. Gennaro Varriale parla di Pingram.

 

20 thoughts on “Pingram, la storia.

  1. Posso solo dire con sollievo che ho trovato qualcuno che sa realmente di cosa sta parlando! Lei sicuramente sa come portare un problema alla luce e renderlo importante. Altre persone hanno bisogno di leggere questo e capire questo lato della storia.

  2. Io trovo che le cose sul web si vengono a sapere sempre, l’idea rimane tua e nessuna te la toglie, il problema appunto rimane l’Italia che non essendo altamente tecnologica ed evoluta parlando di internet come tanti altri paesi,resta un pò più indietro di altri, e quando accadono casi come questi il merito viene attribuito a paesi più avanzati tecnologicamente, quanti scienziati laureati sono stati sottopagati per anni trasferitisi all’estero hanno trovato il meritato successo professionale, io ringrazio tech.fanpage.it per averti dedicato un intervista e un articolo su questa ingiustizia. Ancora complimenti.

    1. Grazie Lea.
      Mi ha comunque confortato l’abbraccio virtuale di tante persone, ma di questa storia non ho apprezzato i media.
      Quelli italiani per non averne parlato (mentre lo hanno fatto per la versione “copiata”) e quelli internazionali, che non hanno dato replica e cancellato tutti i messaggi di chi faceva notare che l’idea era mia.
      Mentre per loro (mi riferisco a chi ha copiato o ispirato o migliorato…) non ho niente da dire, sono professionisti in gamba che hanno saputo sfruttare l’occasione.

  3. Ciao Gennaro,
    complimenti in primis per l’idea che hai avuto (che avevo già avuto modo di vedere e di apprezzare) e per la velocità di esecuzione (nonchè per la tua pacatezza e nel riuscire a rimanere con i piedi per terra).
    Da napoletano in primis e da italiano in secundis girano anche a me.
    Devo però constatare che i 2 “geni originali” probabilmente otterranno un successo maggiore, seppur immeritato.
    Ovviamente mi spiace e spero davvero di sbagliare: però loro si rivolgono e si rivolgeranno ad una platea di utenti infinita rispetto a quella italiana,
    (lo so che la tua app non si rivolge solo all’utenza italiana ma rimane il fatto che sei in Italia al momento), saranno “involved” in un Paese che gli consente di muoversi in maniera più “free”, avranno più possibilità di fare “found raising”, ecc. ecc. ecc.

    Fino a pochi mesi fa, come te, ero orgoglioso della mia bella Napoli.
    Da 6 mesi circa però ho capito che per giocare “hard” bisogna probabilmente emigrare, non solo da Napoli.

    Complimenti sinceri per quello che hai fatto sinora: farò ovviamente il tifo per te!

    1. Ciao Salvatore, grazie per i complimenti.
      Concordo su quanto dici, aggiungo che loro sono anche bravi (non originali e geniali però ;) ).
      Avranno sicuramente molto più visibilità “giocando in casa”.
      Io faro come Davide contro Golia…quindi non si sa mai, certamente non m arrendo, anche solo per un semplice motivo.
      Adoro pingram, mi piace ed ho tante idee ancora.
      Ho realizzato che non è solo Napoli il problema però, bensì l’Italia.
      grazie,

  4. Supporto e solidarietà Gennaio, altro non so dire a parte l’amarezza nel sentire l’ennesima storia: se tu avessi sviluppato il tuo progetto in qualsiasi altro paese europeo ora la storia sarebbe stata molto, ma molto ben diversa. Ma si sà siamo italiani, cittadini di serie B.
    #supportpingram

  5. Massima solidarietà da un web developer di origini napoletane, avevo sentito parlare di Pinstagram seguendo wired.com, poi ho scoperto la verità grazie al blog di “amo il web, non ricambiato”.

    Cercherò, nelle mie possibilità, di debellare questo velo di disinformazione che gira attorno all’originalità dell’idea di Pinstagram ;-)

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